Me la posso solo immaginare
Quanto era bella Camerino
come una grande zuppiera
che borbotta sopra la collina.
Rassicurati e protetti dalle mura di cinta
cittadini operosi,
giovani studenti,
commercianti fieri e gentili,
vivono serenamente.
Poi un boato, il buio, la paura.
Poi macerie e crepe
nel cuore e negli occhi.
Ora non si può più vedere,
ora il silenzio assordante,
stordisce, attanaglia lo stomaco,
blocca il respiro.
Camerino è vuota, ferita,
implosa su se stessa,
La natura non si arrende,
gli uccelli non sanno più dove posarsi.
cespugli d’erba crescono tra le crepe,
il ticchettio della goccia dalla gronda
risuona all’infinito,
si eleva oltre le mura.
L’uomo esausto, impotente
sta in disparte, impaurito, ammutolito,
c’è ancora tempo per sognare?
Orgoglio e solidarietà si alleano.
Di fatti si nutre il futuro,
ma la terra continua a tremare,
la neve non nasconderà per sempre le ferite
e nulla sarà più come prima.
ott.2017